venerdì 24 ottobre 2008

AD SIGNA MILITES



I soldati racchiusi dentro le fornaci degli elmi, costretti sotto il peso di roventi cotte di maglia, con il pila nella mano destra e lo scudo nella sinistra. Silenzio: viene dato "l'Ad Signa" ed i milites della Cohors Secunda Sardorum si allineano su due file, pronti per uscire dal castra Romano assediato dai Sardi Pelliti.
Quand'ecco, Pierluigi si gira e fa:
"O Luca, ci zacchiamo 300?"
Qualcosa non torna? ebbene si, non siamo nella Sardegna di 2000 anni fa, assediata delle legioni di Roma. Non fisicamente almeno. E tuttavia non ci vuole uno sforzo eccessivo per riportare indietro le lancette della storia: l'impegno dei realizzatori è stato elevatissimo, ed i risultati sono qui, alla portata di tutti, d'altissimo livello. Un accampamento Romano ricostruito ad Hoc, con vallo, controvallo e fosse irte di punte. La torretta di legno posta sopra il portone, due Gigantesche macchine d'assedio ai lati della palizzata, pronte ad impalare chiunque osi avvicinarsi. Un bambino, con timidezza, si avvicina ad un soldato interamente bardato e domanda ingenuamente: "come funziona questo signore?"
Certo non lesina termini Antonello Fadda, il realizzatore delle macchine d'assedio, che anzi, assieme alla spiegazione allega una prova pratica, con tanto di lancio di proiettili -inermi- oltre il campo.
Questo è il modo d'insegnare della Memoriae Milites.
è tutto un via vai di gente, di bimbi scalmanati e signore ben vestite. Ai banchetti si assiepano dozzine di visitatori e di curiosi, al centro, dei ragazzi focalizzano l’attenzione, spiegano le varie tipologie di elmi, le armi, i metodi di combattimento dell'esercito dell'antica Roma, ma non solo, vi è spazio anche per i colori e le tecniche pittoriche, gli animali ed i cibi che venivano serviti. "La rievocazione non è un gioco, si badi bene, è un modo di approcciarsi all'antichità in modo attivo. Molte scolaresche ci hanno fatto visita oggi, l'entusiasmo era percepibile negli occhi dei ragazzi...!" Dice entusiasta Luca Bernardini. Perchè è ovvio, la storia risulta molto più affascinante sotto questa veste, piuttosto che imparare a memoria una versione di latino su di un libro di scuola. Non si pensi che tutto questo sia una pagliacciata, una carnevalata, un modo per far festa senza che sia una data particolare nel calendario: dietro ogni mossa che viene praticata, dietro ogni strumento, vi è un accurata ricerca filologica. Vasi, mosaici, scritture, sculture, bassorilievi. Tutto è stato accuratamente letto, esaminato e riprodotto da questo gruppo di amanti della storia, che hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro energie in modo assolutamente gratuito. 2000 Persone in 3 giorni di manifestazione. La partecipazione di 3 gruppi di rievocatori storici, tra arcieri, militi e Sardi pelliti. Ma un ringraziamento sopratutto a Massimiliano Schirru ed i suoi fratelli; senza di cui la manifestazione non sarebbe stata possibile.
Passa qualche ora, e ci spostiamo fuori dal campo, in attesa di vedere l'epico scontro tra Sardi dell'interno e conterranei "Romanizzati". "Uno vince di mattina, l'altro perde di sera... così non si scontenta nessuno!" dice qualcuno ridendo. Mentre l'impazienza sale, un gran rumore di trombe prorompe dal campo, i militi escono correndo in formazione, accolti da una folla trepidante. La schiera si allinea frontalmente su due file ed ecco: viene mostrata la testudo; con tanto di lancio di proiettili di legno da parte degli attaccanti. Segue poi la carica. I due fronti cozzano ed ondeggiano, i pelliti si accalcano contro il muro di scudi dai molteplici colori. Al comando MUTATE la formazione cambia. La prima fila, con i rincalzi dalle seconde linee. "era proprio questa la forza dell'esercito Romano" dice un signore con aria di chi la sa lunga. "accidenti, ma se le danno davvero!" esclama una signora con un tono leggermene preoccupato.
I bambini urlano e si dimenano, tifando ora questa fazione, ora l'altra. La battaglia alla fine termina. I morti, i vinti, sul campo, ed una cascata d'applausi per tutti. Perché l'unica vera vincitrice oggi è la storia.

Alessandro Atzeni
Noto Lessà.
30/05/08

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