Massimo con la mia armatura. Vedere se stessi combattere è un esperienza scioccante. |
Tornando al nostro piccolo "meeting", la serata è stata molto divertente.
Massimo si è dimostrato disponibile non solo a fare un combattimento in armatura ma anche a combattere nella scherma in camicia. Avendogli prestato la mia armatura non ho potuto combattere contro di lui in quel frangente -con mio grande dispiacere- ma mi sono rifatto immediatamente dopo con le repliche di spade ad una mano e mezza in nylon.
I combattimenti sono stati innumerevoli, lunghi e divertenti. La cosa che più mi ha colpito è stata la capacità di resistenza di Massimo (oltre che la bravura a livello tecnico), che non solo ha fatto un combattimento in armatura completa (di per se mortalmente stancante) ma ha anche combattuto senza limite di tempo con il sottoscritto e altri due dei miei Fratres (i più abili tra l'altro!).
Inutile dire che sono rimasto molto soddisfatto per la bella serata trascorsa assieme, menandoci e parlando di arti marziali occidentali, elmi e armature. Qualche giorno dopo inoltre massimo ha pubblicato questo bell'articolo su di noi, che riporto qui parzialmente (l'articolo può essere letto in modo integrale sul suo blog).
"Tornei cavallereschi, allenamenti da legionario romano, ricostruzioni dal vivo delle armature dei bronzetti nuragici. Ancora una volta le migliori scoperte non si fanno andando a cercarle lontano ma basta guardare bene ciò che sta dietro l'angolo. E' il caso del gruppo di ricerca, archeologia sperimentale e rievocazione storica dei Memoriae Milites di Cagliari. La conoscenza è avvenuta tramite comuni amici che conoscono la mia passione per la ricerca ed il combattimento e la loro voglia di condividere un aspetto della nostra cultura che sembra passare in secondo piano rispetto alle più conosciute arti marziali orientali. Così, dopo un primo incontro in cui ho avuto modo di vedere le loro riproduzioni atte all'uso di elmi, armature e scudi di periodo romano e nuragico, è nata la proposta: Provare un combattimento in armatura."
E la parte che mi preme più sottolineare:
"Quale futuro per queste iniziative? Il mio futuro lo conosco. Provare di nuovo e sperimentare gli altri ambiti di ricerca di questo gruppo che, silente e a proprie spese, porta vanti un lavoro difficile in termini di studio e sperimentazione. Quello che mi chiedo è se, viste le manifestazioni che organizzano e il risalto che danno ad aspetti culturalmente e turisticamente rilevanti della Sardegna, non sarebbe il caso che gruppi come questo venissero finanziati."
Ecco, ovviamente io non posso che essere d'accordo su simili conclusioni, non ci è mai venuto in mente di chiedere dei finanziamenti per la ricerca che facciamo, ma mi rendo conto che l'idea non è così peregrina. Non tutti sono d'accordo ovviamente. Riporto un commento particolarmente negativo apparso nel blog, omettendo il nome di chi l'ha scritto.
"penso che tra le basi nato, l'uranio impoverito e le altre schifezze derivanti dagli innumerevoli poligoni militari, la disoccupazione, ecc.. l'ultima preoccupazione dei sardi sia far finanziare 4 bambinoni che giocano a "dungeons and dragon".
Palese che chi scrive queste cretinate non abbia capito nulla di cosa sia la rievocazione storica, la sperimentazione (che sfocia nella vera e propria archeologia sperimentale!) lo studio di una disciplina marziale, la ricostruzione di armi, abiti e generalmente attrezzature che non si possono ovviamente trovare in vendita. Confondere questo tipo di attività, che hanno un risvolto pratico (perfino turistico, promozionale) e che approfondiscono le tematiche legate alla conoscenza della nostra storia, non può che essere sintomo di scarsa attenzione (e probabilmente deficit di intelligenza cronico). Un po' come quelli che dicono che "con la cultura non si mangia".
Al centro ragazzi vestiti da orchi in un LARP (Roba alla Dungeons & Dragons) a destra un Rievocatore, a sinistra SCA (pestaggio gratuito e anacronistico). Le differenze sono PALESI. |
O quantomeno toglieteci questa stupida tassa per l'affissione delle nostre locandine, grazie!
Unu saludu,
Alessandro Atzeni.