Tra le capanne circolari, ed i giovani alberi di pino si intravedono figure senza età e senza tempo, immobili nei gesti, nella posa e nella forma . Alcune di queste hanno lunghe corna, altre, curiosi pennacchi. Alcuni combattono, altri cacciano, altri ancora lavorano, pochi invece si riposano.
Tra queste suggestive rappresentazioni d'un era dimenticata, qualcosa si muove,
qualcosa torna a vivere. Ed ecco che tra un capo tribù, pietrificato nel gesto del saluto, passa un oplita "nuragico" in carne ed ossa. Si siede, prende l'askos colmo di vino (un cannonau del 1600 a.C.?) e ne versa il contenuto ad altri due guerrieri seduti nella capanna delle riunioni. Un altro guerriero, con caschetto ad ogiva, sopraggiunge di lì a poco, dopo il veloce saluto, seguono poche laconiche parole;
Bisogna onorare gli dei, è tempo di eseguire il rito dell'infissione delle spade.
Così, dopo qualcosa come 2800 anni, rinascono i guerrieri Nuragici. Non solo per far vedere come erano vestiti, e cosa usavano, ma come combattevano, come vivevano e morivano.
Una finestra aperta sul passato, un mondo che si apre.
Alla pace ed alla tranquillità naturalmente non può che seguire l'ebbrezza del combattimento (incruento)e della gherra. Così gli opliti si affrontano a colpi di spade, i guerrieri eseguono l'antico rito dell'ordalia, estraggono i pugnaletti gammati e si lanciano in un duello elaborato ed affascinante, il bronzo tintinna sotto i rapidi colpi dei fendenti, le movenze sono fluide e pulite.
Al timore di compromettere mesi, anni, di duro lavoro sulle repliche, è prevalso lo spirito guerriero. Per cui pazienza se qualche scudo si spaccherà, pazienza per le dentellature sulle spade. Si passerà di nuovo la cote e tutto sarà come prima.
L'emozione unica di poter provare dopo così tanti millenni quello che doveva essere la tipologia di combattimento dei guerrieri nuragici è stata più forte di qualsiasi timore, per cui sotto con spade e bastoni! I lividi si curano, e gli oggetti si ricostruiscono! Ma un nuovo primato finalmente può essere aggiunto alla nostra lista di soddisfazioni personali. Esser stati ancora una volta i primi ad eseguire questi combattimenti (in una manifestazione ed in un contesto degno di nota) è un orgoglio che non può essere descritto.
"Avevo visto sempre questo posto come un qualcosa d'immbile, ma oggi l'ho visto rinascere, con voi dentro l'ho visto rivivere"
Forse sono queste le parole che più mi hanno colpito in tutti i discorsi che ho sentito, le parole di uno degli organizzatori-scultori che hanno (sotto la direzione dell'artista Giovanni Argiolas) riprodotto le dozzine di statue, ed i diversi edifici a grandezza reale (o quasi) tra pozzo nuragico, capanna delle riunioni, tomba dei giganti...ed un inizio di nuraghe (con tanto di manovalanza immobilizzata nel gesto di spostarei massi ciclopici).
Il parco di Giovanni Argiolas per questi aspetti, e per l'incredibile ricchezza di monumenti che può offrire (alla Brigata Bassari, a Papa Giovanni Paolo II...eccetera) merita sicuramente una visita.
Quanto a noi, abbiamo aggiunto qualche altra tacca sulle nostre spade, e sul nostro taccuino di soddisfazioni personali.
Alla prossima!
Salude e trigu
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