martedì 22 febbraio 2011

Spartacus, sangue nell'arena.

Ecco come si presenta "Spartacus"; l'elmo corinzio, naturalmente, non centra proprio un fico.

Avevo già parlato di questo "Spartacus, sangue e sabbia" (titolo letteralmente idiota che io ho modificato con un più consono "sangue NELL'arena"; se riuscite a capire il giochetto di parole bene, sennò arrangiatevi).

Ne avevo parlato quando venne proposto (parecchio tempo fa su youtube) il trailler, sanguinolento e ipercinetico, pompato e digitalizzato, del prodotto STARZ.

Ecco le mie prime impressioni al tempo.

Il "copio un post" significava che l'avevo giàscritto in mille altri forum...come al solito...

Ebbene, ora che se ne discute così tanto (verrà trasmesso dal 17 febbraio in poi), non posso che dare un giudizio, almeno parziale.

Iniziamo come di consueto, dicendo cos'è questo "Spartacus: blood and sand".
Serial televisivo di 13 puntate (ma è già stato prodotto un prequel e stanno già girando la seconda stagione); trasmesso in america dal canale STARZ, è approdato dopo più di un anno in italia, su SKY.
Prodotto da Sam Raimi (Xena, Hercules, nonchè regista de "l'armata delle tenebre" e dei tre spider-man),
con lo sconosciuto ma statuario Andy Whitfield nel ruolo dello stesso gladiatore ribelle (l'attore tra l'altro ha abbandonato la seconda stagione per potersi curare da un tipo di leucemia da cui sarebbe affetto).
Racconta la storia universalmente nota , famosissima grazie a libri e film (come quello indimenticabile di Kubrick!), dove il gladiatore ribelle Spartaco riesce a sollevare un imponente rivolta di schiavi contro i "padroni" romani. Spartaco è indubbiamente un icona, la sua storia è sempre stata presa come esempio di giusta rivolta dell'uomo contro l'oppressore inumano.

Un gladiatore "tipico" del film. Elmo da secutor e ascia da conan in mano. Tutto un programma


Questo "sangue e sabbia" invece non sembra badare molto ai temi sopra citati, facendo affidamento più a sesso, violenza e computer grafica su green-screen che a nobili ideali.

Staremo a vedere se il serial si ridurrà ad una semplice rivisitazione "300esca" splatter dell'immortale gladiatore trace.



Un pò di Liks:

Spartacus: Blood and Sand dal sito STARZ

Spartacus: Blood and Sand su wikipedia

Spartacus: Blood and Sand su IMdb

Spartacus: il buon vecchio film di Kubrick

Ars Dimicandi: dove leggere qualcosa di veramente serio sulla gladiatura.

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giovedì 17 febbraio 2011

Incontro con GORDON RUSSEL, alias DARIO BATTAGLIA

lunedì 21 febbraio · 18.00 - 21.00
Salotto delle Messaggerie
Dal set del film "Il Gladiatore" di Ridley Scott con Russell Crowe, arriva a Sassari IN ESCLUSIVA l'autore dei famosi libri sull'Antica Roma e sui gladiatori: lunedì 21 febbraio alle ore 18 avremo l'opportunità di conoscere Gordon Russell (alias Dario Battaglia), autore noto a livello mondiale.
Introdurrà l'incontro Massimiliano Schirru dell'Associazione "Ad Signa Milites".

INGRESSO LIBERO
Info sull'autore:

Dario Battaglia è esperto di archeologia sperimentale e di ricostruzione empirica di tutte le discipline del mondo circense, atletico e militare dell'antichità greco-romana. Ha inoltre ricostruito le tecniche del pugilato etrusco e della gladuatoria romana. Ha collaborato con il museo Kunst und Gewerbe di Amburgo e con i musei di Colonia e di Rosenheim, in Germania, con il museo di Helenaveen, in Olanda, con il Roman Legionary Museum, in Gran Bretagna, con il Museo de Historia de Terragona, in Spagna, nonché con numerosi musei e istituti universitari italiani. Ha collaborato con Ridley Scott per le riprese del noto film "Il gladiatore", realizzando combattimenti di gladiatori davanti al Colosseo.
È inoltre collaboratore di programmi Rai e Mediaset come "Super Quark" e "Ulisse".

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venerdì 4 febbraio 2011

Nuova rubrica! (+Murmillo bonus in regalo)


Alcuni di voi lettori staranno domandandosi perchè ho iniziato questo post con la figura di un gladiatore.
Ebbene è presto detto.
Da oggi ho deciso di iniziare una serie di "posts a tema" (che ridicola buffonata), incentrati su particolari figure di combattenti dell'evo antico/medio (ma nel caso dovessi trovare qualcosa di particolarmente interessante per l'età contemporanea potrei inserire anche quello).
Questa "rubrica" sarà caratterizzata da post introdotti da una delle bellissime illustrazioni che il sottoscritto è solito beccare sulla rete (c'è da dire che se non disegnassi in modo così patetico probabilmente inserirei le mie ridicole imitazioni) oltre ad una breve spiegazione. Per i riferimenti bibliografici invece non so quando mi deciderò a metterli, visto che non ho ancora preso quest'abitudine.

E ora sorbitevi la spiegazione!

Il Murmillo, o Mirmillione era una figura gladiatoria presente nel vasto panorama dei giochi (o ludi) dell'età classica.
Alcuni autori vogliono che il nome derivi dal latino "Murma" (murena) per il peculiare stile di combattimento di questo gladiatore, che è solito ritirarsi dietro il suo scudo per poi emergere e colpire il nemico, come farebbe una murena tra gli scogli.
Come prova di tale teoria vi sarebbero le lavorazioni a sbalzo presenti sugli elmi di tali combattenti rappresentanti dei pesci, oltre al fatto che spesso erano opposti ad un altra figura gladiatoria particolarissima, il retiarius, che con rete e tridente aveva il compito di intrappolare e infiocinare il temibile pesce.
Per altri[1] invece il nome deriverebbe dal greco "myr" che vorrebbe significare "celato", "nascosto".
Il Mirmillone era un gladiatore mediamente alto e robusto. Non era necessario che fosse particolarmente veloce, almeno non nella corsa, lunga e prolungata. Bastavano resistenza fisica e scatti brevi ma veloci.
I suoi avversari, retiarii prima, traces poi, erano armati rispettivaente di rete e tridente, scudo circolare o rettangolare di dimensioni contenute. sica supina (spada corta a lama curva, a mò di kukri ma politagliente e particolarmente appuntita) o lancia.
Armi che cercavano di penetrare la difesa avversaria offerta dall'imponente scudo, o dall'elmo dalle larghe tese, il parastinco e la protezione per il braccio, avente la duplice funzione di proteggere l'arto mentre viene sferrato il colpo o di parare i colpi diretti al fianco sinistro.
Questa protezione poteva essere "morbida", ovvero composta da tessuto pressato e cucito (un pò come un gambesson medioevale) oppure in cuoio a fettucce o scaglie e nella versione più comunemente interpretata, in metallo (sempre a scaglie o lamine).
C'è da dire che se il metallo regge più facilmente i colpi inferti dalla lama (e dalle botte) lascia interamente scoperta la parte sottostante il braccio (che negli altri modelli invece viene totalmente avvolta dalla protezione). Questo perchè il metallo non ha le stesse capacità fisiche del cuoio (che può essere tranquillamente ritorto a formare una sorta di cilindro in cui inserire il braccio) e sopratutto non "taglia" chi lo usa, a meno di non sviluppare una sorta di "bordo", ripiegando lo stesso (come in alcuni spallacci medioevali).
Quindi, tutto sommato il Mirmillone era una sorta di fortezza su gambe. Più propenso alla difesa passiva che non all'attacco, salvo repentine punzecchiate con la tremenda sica una volta chiusa la distanza.
A lui si opponevano inizialmente altri mirmilloni. In seguito per rendere il "gioco" più interessante e dinamico, il Mirmillone venne affiancato ad altri combattenti, come i Tracii, agili e relativamente poco protetti, e gli ancor più veloci Retiarii, che facevano della loro "nudità" il motivo scatenante dell'attacco avversario.
Questi in seguito verranno opposti ad un altra figura, che potremmo definire un mirmillone "specializzato". Il temibile secutor!

Ma di questo e di tutte le altre figure parleremo la prossima volta...!



*[1]Quale vi sembra la teoria più convincente? Mah, lascio a voi il giuditium (giudizio).

mercoledì 2 febbraio 2011

Quel volto nuragico su quel libro: recensione di "Dalla scura terra".


Sono nella sede della nostra associazione. Mi capita un libro fra le mani. In copertina un volto noto, quello del mio frade Luca Bernardini. Il romanzo è di un autore dal nome familiare. Quell'Antonello Pellegrino la cui penna avevo già apprezzato in BRONZO.
Noto subito che la grafica della copertina è cambiata, distaccandosi molto dallo stile del predecessore. Anche l'editore non è lo stesso. Arkadia editore. Che sia successo qualcosa alla condaghes edizioni?
Sfoglio velocemente il libro. Leggo la presentazione in quarta di copertina.

"Quella notte, dopo aver inutilmente cercato di infondere entusiasmo nei suoi, si alzò. Il cielo maledetto era coperto. Era così da giorni e raffiche di vento freddo di terra spazzavano la spiaggia sassosa sulla quale avevano ormeggiato la nave.
Sopra la testa di Olai torreggiava alta la protome di toro dalle lunghe corna. Nel buio, tra lame di gelo che filtravano nel mantello di ruvida lana nera, il guerriero la fissava muto.
Aveva mille pensieri, ma poche parole per esprimerli, rimase così in silenzio. Pregò il grande padre, ma le invocazioni silenziose che meditava parevano non bastare; estrasse allora il pugnale dorato che portava sul petto e, lentamente, si incise il palmo della mano sinistra. Lo strinse fino a far gocciolare il sangue, quindi battè forte il palmo sull'asse che sosteneva la polena.
Sollevò lo sguardo; tra le nuvole, lontano ad occidente, un lampo silenzioso illuminò il contorno del simulacro del Dio.
Olai decise che era un buon segno e cercò di spingere a forza serenità nel suo cuore mentre rientrava al campo."

Interessante. Con quello stile agile e piacevole che caratterizzava anche il volume precedente.

Qualche settimana dopo mi ritrovo il libro tra le mani, pronto ad essere divorato.
Leggo con piacere quelle 315 pagine di ottima narrativa Sarda. Un misto tra romanzo storico e thriller alla Dan Brown, con tanto di assassino dai capelli biondissimi, armato di affilati sigilli di morte e tanta, meticolosa, follia.

Leggiamo la presentazione sul sito dell'editore:

"Irlanda, in un prossimo futuro. Alcuni ricercatori si concentrano su un ritrovamento archeologico molto inusuale. Due corpi avvinghiati nella morte, sprofondati nella torba. Che segreto nasconde il loro decesso? Perché qualcuno si interessa così da vicino ed in modo estremamente pericoloso agli studi che la dottoressa O’Connor effettua sulle mummie? Ai suoi occhi si apre un mondo affascinante, sconosciuto, che un giovane archeologo sardo, volato fino a Dublino, cerca di decifrare, anche con l’aiuto della collega irlandese.
Scopriranno a loro spese che il passato, a volte, non è solo materia per bonari studiosi. Scopriranno le tracce di Olai e dei suoi guerrieri Sherdna, venuti dal mare in cerca dello stagno, per forgiare le loro temibili armi, ed approdati laddove una popolazione locale, guidata da una affascinante sacerdotessa della Grande Madre, cerca di difendersi dai terribili demoni Fomor, un branco di esseri il cui unico scopo è quello di distruggere, saccheggiare, depredare. Un filo doppio lega i destini di Thelma O’Connor, Gianni Mele e del nuragico Olai, un rapporto che affonda negli angoli bui della storia, in un passato dimenticato, fatto di eroi e di uomini coraggiosi. Un passato però che rischia di essere esiziale per i due scienziati, braccati da chi non ha nessun interesse che le loro scoperte siano portate all’attenzione del pubblico."

Sicuramente intrigante. Anche se leggermente ingannevole.
Perchè nel libro la vera protagonista è lei, la dottoressa O' Connor, non quel Gianni Mele, che il lettore aveva già conosciuto nel precedente racconto.
Non che il cambiamento di prospettiva sia così traumatico. Il romanzo rimane godibilissimo e di ottima qualità.
La seconda parte evidenziata in neretto invece è (almeno a mio parere) decisamente imprecisa. Chi leggerà il romanzo (o chi l'ha già letto) vedrà se è il caso di dissentire o meno.
Per quanto riguarda l'ambientazione il romanzo subisce una svolta improvvisa. Le lande che nel precedente volume avevamo visto incredibilmente lontane, in dalla scura terra diventano lo scenario in cui si svolge la maggior parte dell'azione.
Intrigante, almeno per il sottoscritto (che è sempre stato un appassionato di miti Celtici ed Irlandesi) la riproposizione delle guerre tra Tùatha Dé Danann e i Fomor sotto il profilo "storico". Pellegrino affronta di petto un dilemma archeologico che rimane un incognita tutt'oggi per diversi studiosi.
Da dove proveniva lo stagno che serviva agli antichi Nuragici per produrre i numerosissimi manufatti di bronzo che venivano utilizzati nella guerra e nella vita civile, e che oggi riempiono le ricche vetrine dei vari musei sardi?
Con quel potentissimo mezzo che è il romanzo storico, Pellegrino ci fa viaggiare con la nave dei nostri guerrieri Sherdna verso le mitologiche isole Cassiteridi (raggiunte oltretutto dai Fenici e note anche ai Greci secoli dopo). Lungo quei percorsi che sono stati solo ipotizzati dagli studiosi "ufficiali", sempre senza troppa convinzione.
Eppure il fatto è incontestabile ( e su questo si basa la trama di entrambi i libri) ovvero che in Sardegna c'è tantissimo bronzo nei rinvenimenti archeologici, discrete quantità di rame nel sottosuolo minerario, ma praticamente niente, o pochissimo Stagno (non mi si dica che nei monti di Villacidro c'è abbastanza cassiterite da rifornire la produzione metallurgica di tutta la Sardegna, vi prego!).
Qual'è la soluzione?
Forse i nuragici rimanevano sulle loro torri, con lo sguardo verso l'orizzonte, in attesa che degli improbabili mercanti portassero loro il prezioso metallo?
Oppure salpavano, con le loro agili navi dalle protomi stilizzate, verso le terre del nord, per prendere con le loro stesse mani quel metallo bianco di cui avevano assoluto bisogno?

Una domanda cui solo la ricerca archeologica potrà mai dare una risposta.
Per ora limitiamoci a salpare sulla la nave della fantasia, con questo vento di speranza che Antonello Pellegrino ci ha regalato.